WHITE MILANO: ECOSOSTENIBILITA’. INCONTRO CON MATTEO WARD

È già trascorso un mese dalla mia breve ma intensa incursione al WHITE di Milano, la manifestazione dedicata alle tendenze e al contemporary per quanto riguarda abbigliamento e accessori donna, che ha presentato in questa ultima edizione, le nuove collezioni primavera/estate 2020.

logo white milano

In concomitanza con la Milano fashion week, il WHITE ospita ogni anno circa 1500 brand innovativi, suddivisi ogni volta nelle quattro edizioni stagionali. Nato nel 2000 da un’idea di Massimiliano Bizzi, creativo bolognese che rivoluziona il format fieristico con un progetto dedicato ai marchi di tendenza e ai nuovi designer all’interno di MOMI (Moda Milano), WHITE appare sin dagli esordi (solo 19 espositori), una manifestazione di rottura nel panorama preesistente.

Creatività, innovazione, avanguardia, sono i dictat di WHITE milano che punta alla moda contemporary e alla ricerca attuando un nuovo modo di fare marketing. Sempre in anticipo sui tempi, è il luogo di incontro e di scambio continuo tra giovani designer, aziende produttrici made in Italy, prestigiosi buyer internazionali e stampa.

Talenti come Stella Jean, Uma Wang, KTZ Kokon To Zai, Nasir Mazhar, Filles à Papa, sono stati presentati qui la prima volta per poi affermarsi a livello globale.

In zona Tortona, Bizzi ha creato il Tortona Fashion District per ospitare il salone, che ha ampliato negli anni la sua superficie fino a raggiungere oggi circa 22.000 mq, presentando più di 550 marchi suddivisi nei quattro poli espositivi di Tortona 27 (Superstudio più), Tortona 54 (Ex-Ansaldo/Base), Tortona 35 (Hotel Nhow) e Tortona 31 (Opificio) e raggiungendo nelle ultime edizioni un’affluenza record. Ma oltre al Tortona Fashion District, WHITE organizza eventi e sfilate in giro per Milano, secondo un percorso culturale che mira a far conoscere palazzi, chiese, giardini e antiche sale di una città che ci svela la sua immensa storia.

Per me questa è stata la prima visita e devo dire un’esperienza davvero elettrizzante! Per chi ama il mondo della moda e magari ha anche la fortuna di lavorare in quest’ambito, il WHITE milano è una tappa da non perdere assolutamente! Stimolante a 360 gradi, una fucina di idee e di incontri profiqui.

Di tendenza è ancora l’ecosostenibilità, comun denominatore della gran parte dei brand presenti alla manifestazione.

Uno dei maggiori portavoce del tema è sicuramente Matteo Ward, co-founder di WRAD, marchio nato proprio da questa urgente esigenza di fare qualcosa, essere parte di un sistema innovativo atto non solo a rispettare l’ambiente, ma ad influenzare un cambiamento sociale ed ambientale nella mentalità di chi fa industria.

WRAD al White milano

WRAD infatti non vuole definirsi un marchio, ma più che altro un invito all’azione. Dopo aver scoperto che la moda è la seconda industria più inquinante al mondo, Matteo Ward, insieme agli altri due fondatori, Victor Santiago e Silvia Giovanardi, ha cominciato a chiedersi cosa avrebbero potuto fare loro, che già lavoravano nel campo…quale supporto avrebbero potuto dare per cercare di cambiare questo sistema distruttivo.

Nasce appunto WRAD, anagramma di Ward, cognome di Matteo e acronimo di RAW e RAD, crudo (nel senso di naturale) e “figo”.

WRAD si basa su un programma sinergico di ricerca e sviluppo che offre prodotti innovativi in sintonia con le esigenze del nostro pianeta.

Proprio Matteo, che è uno dei primi che incontro, mi spiega bene tutta la filosofia dell’azienda. Innanzitutto il cotone che impiegano è totalmente organico perché privo di OGM e coltivato senza l’uso di pesticidi grossolani e fertilizzanti sintetici, ma poiché è comunque una fibra assetata di acqua, si tende a prediligere la canapa che, dal punto di vista ambientale, è sicuramente migliore perché oltre ad essere una delle fibre naturali più resistenti e durature, può produrre fino al 250% di fibre in più rispetto al cotone e necessita del 50% di acqua in meno usando la stessa quantità di terra.

Inoltre la canapa viene usata addirittura per assorbire sostanze tossiche e radiazioni dall’ambiente.

Per rendere i tessuti resistenti alle intemperie, onde evitare oli e prodotti chimici, viene utilizzata cera d’api del tutto naturale, proveniente da un’azienda agricola biologica di miele certificata per quanto riguarda gli standard dell’organizzazione del suolo.

Ma il processo più innovativo, proveniente però dalla tradizione, di cui Matteo mi parla, con grande orgoglio, è senz’altro l’impiego della grafite, un prezioso minerale che veniva usato nell’antica Roma e poi nei secoli XV-XIX, per tingere in modo naturale tessuti nei toni del grigio scuro.

Si è deciso di rinnovare quest’antica pratica riciclando la polvere di grafite, in quanto si tratta di un prodotto di scarto non tossico di industrie tecnologiche specifiche.

il risultato è che ogni capo tinto o stampato con polvere di grafite ripropone quello che ieri era considerato un rifiuto da smantellare ad un costo per l’ambiente e la società.

Per la realizzazione del denim viene usato poi il chitosano che è un polimero naturale ottenuto dalla lavorazione di rifiuti generati dall’industria alimentare.

Viene trovato nell’esoscheletro dei crostacei e, grazie alle sue proprietà, il rivestimento di fibre di cotone con chitosano consente una drastica riduzione del consumo di acqua e di energia per realizzare il denim, nonché un notevole taglio della quantità di sostanze chimiche necessarie per rifinire il tessuto.

Inoltre il chitosano è ipoallergenico ed ha proprietà antibatteriche naturali, quindi il suo uso è diffuso anche nel settore biomedico.

L’impatto ambientale del denim trattato con chitosano e tinto con un processo di tintura ad indaco intelligente è inferiore dell’80% rispetto a tessuti denim comparabili.

Considerando che il mondo è letteralmente invaso dai rifiuti della moda, una riduzione dei consumi rapidi ed un corretto programma di riciclo farebbero davvero la differenza, se tutti i produttori del fashion o almeno la maggioranza seguissero l’esempio di Matteo e la sua azienda.

Per fortuna il WHITE gioca un ruolo determinante in fatto di tendenza e poiché oltre a WRAD constatiamo che ormai almeno qui molti dei brand presenti pongono la loro attenzione all’ambiente e al green behaviour, ci auguriamo che l’ecosostenibilità sia d’ora in avanti il trend più seguito!

 

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